Guia Risari, autrice di “Se fossi un uccellino”. Sono molto affascinata dagli animali. Non dimentico mai che sono uno di loro, con delle caratteristiche che mi rendono felice e altre che non riesco assolutamente ad accettare. Degli animali amo l’istintività, l’onestà – anche se ce ne sono capaci di fingere – la bellezza, la varietà, i suoni, i colori. Insomma, li ammiro e, per quanto mi è possibile, cerco sempre di entrare in contatto con loro. In montagna, aguzzo la vista per individuare le marmotte, i camosci, gli stambecchi, le aquile. Sott’acqua, seguo il guizzare delle salpe, con le loro righe dorate su fondo azzurro, individuo una bavosa rugginosa perfettamente mimetizzata su una roccia e scopro com’è timido lo sciarrano scrittura. In campagna, accarezzo mucche, asini, cavalli, muli e ho anche portato a spasso una maialina. In città, al parco e per strada, mi fermo per salutare ogni singolo cane che incontro. Mi capita anche di giocare con le mosche: le faccio passare da un dito all’altro, le lancio in aria e le riprendo, dopo che hanno fatto una capriola.
Ma come animale irrimediabilmente attaccato a terra, guardo con reverenza e desiderio le creature che possono volare. Dormo con la finestra aperta per sentire i cinguettii al mattino e, appena posso, vado a lavorare sul balcone per ascoltare i loro cicalecci. Perché gli uccelli parlano, ridono, piangono, si chiamano, si raccontano barzellette e segreti, si fanno dichiarazioni d’amore. Questo libro – Se fossi un uccellino – è un omaggio a questi piccoli immensi animali capaci di spiccare il volo e di farci sognare. Sono presenze che aggiungono luce, armonia e vita a ogni paesaggio: animano un albero, abbelliscono una pozza d’acqua, bucano una nuvola e sfidano il cielo. Che diventino dei ponti tra terra e sole è un’idea che ho recuperato da antiche credenze andine, dei tempi degli inca, quando a ogni animale era assegnata la funzione di collegare i vari regni del creato. Ogni animale è mediatore; il condor, ad esempio, era un messaggero degli dei. E in fondo, ogni uccello conserva anche oggi questo ruolo: mette in comunicazione l’universo terrestre – con tutta la sua inerzia, pesantezza, densità – e quello celeste – con la sua infinita apertura, leggerezza, inafferrabilità. Siamo qui, senza ali e schiacciati dalla forza di gravità e, alzando gli occhi, seguiamo un volo che non ha una meta e non ha confini. È il girovagare più aperto e libero che si possa immaginare. Con questo libro l’ho voluto fissare su carta e regalare ai lettori.
Un volo che non ha una meta e non ha confini
